Salvatore Contessini per «Il lato basso del quadrato» di Giuseppe Vetromile
![]() Il lato basso del quadrato
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autori: | Giuseppe Vetromile |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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nota di lettura di Salvatore Contessini per "Il lato basso del quadrato" di Giuseppe Vetromile
Il lato basso del quadrato è quello che poggia, che sostiene l’impalcato del lato alto, quello su cui tutto si scarica: peso ripartito e peso concentrato. Dunque sembra essere la parte più resistente, quella che sostiene il maggiore sforzo. Tuttavia, personalmente credo che il per il quadrato si possa parlare di geometria dell’equilibrio in quanto una sola dimensione di lato ripetuta per quattro volte consente alla figura geometrica la perfezione di tutte le sue posizioni. Dovendo scegliere, l’opzione ricadrebbe sul lato alto, quello più lontano dalla posizione terrena, più vicino al cielo, da cui una prece o una invocazione avrebbe più facilità di arrivare dove deve. La scelta di Vetromile è invece opposta: sostiene il lato basso, quello su cui l’intera geometria sembra collassare, ridotta a una sola aderenza: quella alla terra.
Si tratta di una scelta consapevole proposta dall’autore, un punto di osservazione adottato per svolgere una narrazione impegnativa che descrive con soluzione amara, nostalgica e mesta, la sintesi del punto in cui il poeta si trova: «[…] con le mani nel cielo/ sbrogliare la mia speranza/ affermando la mia gioia/mestizia/ inconcludendo il da farsi».
Sintesi priva di imbarazzi o pudiche metafore, ma con sferzanti sentenze e certezze inossidabili. È un bene per chi legge in quanto rimanda a distinguo o a condivisioni, accrescendo il grado di consapevolezza del «fabbricato esse».
È dunque, questa silloge, un passaggio di cruna «[…] Ma la cruna è un andito nascosto/ tra le vie dell’universo degradato», ovvero una sentenza irrevocabile? Dalla trama fitta di un pessimismo pervasivo, sorprendente se riferito alla giovialità dell’autore, sembrerebbe trattarsi di una definitiva consegna delle armi, la cui conseguenza è lo stazionamento sul lato basso del quadrato. «[…] La parte bassa del quieto vivere è questo silenzio di voci/ che più non reclamano spazi né montagne da scalare né mari da solcare».
In tutta la raccolta l’Io poetico viene ribadito con forza, confermato dalla flebile presenza di un generico «mia cara», inafferrabile seconda persona che invece si sostanzia con una costante citazione a un Dio, il suo, che pure impalpabile, risponde pienamente ai canoni iconografici della cultura cattolica: «[…]Così dopo Dio non abbiamo che sfrantumi d’atomi mia cara/ il solo fine del ventre e della parola infame/ che denigra la casa e la ragione».
Vetromile ci invita a riflessioni amare sulla natura dell’esistenza, senza indugi leziosi, con lucidità sofferta ed efficace. La lettura della silloge, impegnativa sotto il profilo filosofico- esistenziale, si arricchisce del piacere del linguaggio, sciolto e fluente non privo di ricerca lessicale che accompagna ogni singolo testo a cui Giuseppe ha dedicato la giusta attenzione.
maggio 18/SC